La moneta unica europea, introdotta il 1° Gennaio 1999 tra 11 stati membri, per i primi tre anni è stata una moneta virtuale, utilizzata unicamnete per le transazioni non in contante. Solo dal 2002 la nuova valuta europea ha cominciato a circolare fisicamente sotto forma di banconote; oggi i paesi europei dell’Area Euro sono 17.
La moneta unica, nata per unire i popoli, creare sviluppo, dare stabilità economica e finanziaria, purtroppo, dopo oltre dieci anni, forse non solo non ha aiutato i paesi più deboli ma avrebbe, secondo alcune scuole di pensioro, accentuato i problemi dei paesi più deboli.
Dopo l’esplodere della crisi finanziaria del sisema bancario che in alcuni paesi ha pesantemente minato la tenuta dei conti pubblici, ora l’Europa appare divisa in due. Al Nord i paesi “virtuosi” con economie che reggono la crisi ecconomica globale e finanze in regola, e al Sud (Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, …Italia) paesi che soffrono maggiormente per tessuto economico-sociale fragile, disoccupazione alle stelle, indebitamento pubblico elevato e incapacità dei Governi ad attuare i cambiamenti necessari per uscire dalla crisi.
Il relatore ha posto ben in evidenza le differenze per le due fasce di paesi tra i vari fattori che determinano le sorti di ciascun paese appartenente all’Area Euro: differenze tra tassi di interesse, tassi di disoccupazione, incremento /decremento del prodotto interno lordo, debito pubblico totale e rapportato al PIL.