
Roma, ore 7: appuntamento in Piazza San Pietro, dove inizia il braccio destro del colonnato del Bernini.
I più mattinieri sono già arrivati. Gli altri arrivano alla spicciolata, sugli assonnati taxi romani.
Alla fine, più di 400 Rotariani sono seduti ai piedi della scalinata della basilica, dietro alle transenne che delimitano il passaggio della papamobile.
La gigantesca statua dell’Apostolo delle genti, San Paolo, è proprio lì davanti, con sotto uno dei sei maxischermi ancora spenti.
Insieme ai piemontesi e ai liguri dei Distretti 2031 e 2032 ci sono romani, lombardi, siciliani.
A rappresentare il Club di Acqui Terme sono in tre: Presidente, Vice-prefetto, Socio. Il totale delle famiglie Bianchi, Guerrina e Ricci fa undici (tre mogli e cinque figli).
Li ha reclutati tutti Giovanna Mastrotisi, del Club Orta San Giulio, anima e animatrice del mercoledì romano.
Al pomeriggio c’è stata la visita, guidata con grande maestria, ai Musei Vaticani, con le favolose stanze di Raffaello e l’incanto della Cappella Sistina.
Ma l’udienza di Papa Francesco del mattino è stata un’esperienza indimenticabile, bellissima e coinvolgente al massimo. Non c’era da dubitarne. Questo Papa è una figura straordinaria che sta segnando la Storia.
Per più di mezz’ora attraversa in lungo e in largo la piazza, sporgendosi in continuazione dalla sua auto scoperta. Procede a passo d’uomo tra i gruppi di fedeli, con gli ormai consueti baci e abbracci ai piccoli che gli vengono allungati da mamme e papà.
Sopra la piazza, stracolma di fedeli dai mille colori, splende un sole estivo in un cielo azzurrissimo.
Il brano biblico, letto in sette lingue e commentato dal Papa, è l’inizio dell’Inno alla carità, il pezzo più famoso delle Lettere di San Paolo. Scrivendo ai cristiani di Corinto, lui afferma che qualunque cosa, anche la più notevole, è svuotata del suo valore se non c’è la carità.
Papa Francesco legge i suoi fogli, ma si interrompe spesso per aggiungere qualche pensiero e per rivolgere alla piazza le sue immancabili domande.
Senza l’amore anche i doni più straordinari sono vani. … Perché dove non c’è l’amore c’è un vuoto che viene riempito dall’egoismo. E mi domando – e vi domando: se tutti noi siamo egoisti, possiamo vivere in comunione e in pace?
Qui Francesco aspetta la risposta, che è un “Noooo” gridato senza esitazione e con un grande sorriso generale. Il Papa riprende a leggere.
Non si può. Per questo è necessario l’amore che ci unisce. Il più piccolo dei nostri gesti d’amore ha effetti buoni per tutti! … Non bisogna cercare il proprio interesse, ma condividere le sofferenze e le gioie dei fratelli, pronti a portare i pesi di quelli più deboli e poveri.
… E spesso siamo troppo aridi, indifferenti, distaccati e invece di trasmettere fraternità, trasmettiamo malumore, freddezza, egoismo.
Qui si ferma per un attimo e gira lo sguardo.
E con malumore, freddezza, egoismo non si può far crescere la Chiesa; la Chiesa cresce soltanto con l’amore che viene dallo Spirito Santo.
La conclusione del Papa è una sorpresa, una delle sue tante sorprese.
E adesso mi permetto di chiedervi un atto di carità: state tranquilli che non si farà la raccolta! Prima di venire in piazza sono andato a trovare una bambina di un anno e mezzo con una malattia gravissima. Suo papà e sua mamma pregano, e chiedono al Signore la salute di questa bella bambina. Si chiama Noemi. Sorrideva poveretta! Facciamo un atto di amore. Noi non la conosciamo, ma è una bambina battezzata, è una di noi, è una cristiana. Facciamo un atto di amore per lei e in silenzio chiediamo che il Signore la aiuti in questo momento e le dia la salute. In silenzio un attimo, e poi pregheremo l’Ave Maria.
Silenzio… E adesso tutti insieme preghiamo la Madonna per la salute di Noemi. Ave Maria… Grazie per questo atto di carità.